Il Forlì 3 oggi

Il Forlì 3 oggi

Dai vecchi ceppi, nuovi germogli.

Nell'autunno 1976 alcuni capi insieme a don Arturo Femicelli Decisero di portare lo scautismo nella nuova parrocchia di Santa Caterina da Siena. Nacque una sincera e vitale collaborazione con i capi della Parrocchia Romiti, da cui ebbe vito un nuovo gruppo che, ereditando il colore rosso del fazzolettone, fu ribattezzato “Forlì 3”. La nuova Comunità Capi organizzò i campi estivi e molte uscite con i ragazzi delle due parrocchie, mettendo a punto un progetto educativo con obiettivi concordati, finalizzati ad entrambe le realtà. L'unione e il lavoro comune portarono ad uno sviluppo tale del Gruppo Forlì 3, che nel 1987, dopo 10 anni dalla sua rinascita, fu necessario rivederne la struttura, con la formazione di due gruppi distinti: il Forlì 3 “Santa Caterina” e il Forlì 7 “Romiti”. Durante questi ultimi anni il Gruppo Forlì 3 ha aiutato I lupetti, gli esploratori e le guide della Parrocchia “Santa Lucia” a muovere i primi passi, iniziando una collaborazione che ha portato alla formazione di un'unica Comunità Capi.Hike FO3

Gli attuali obiettivi prioritari del Forlì 3

Consci delle nostre debolezze, noi capi del Forlì 3 siamo consapevoli di aver ricevuto in affido “un tesoro in vasi di creta”. Confidiamo nella straordinaria potenza che viene da Dio e attingiamo alla tradizione che ci unisce, risultato del nostro impegno educativo consolidato da tempo: Dal 1977 nella parrocchia di Santa Caterina e dal 1986 in quella di Santa Lucia in Forlì.

L'arco di età dei capi è ampio e spazia dai 21 ai 50 anni. La presenza di capi anziani garantisce continuità educativa e di tradizione. Il costruttivo spirito critico che ci anima e la consapevolezza che il nostro impegno educativo sarà tanto più positivo quanto più diventiamo umili, ci permettono di continuare a lavorare con fiducia. Nelle attività la presenza degli assistenti ecclesiastici don Arturo Femicelli e don Guido Sansavini è condizionata dai loro compiti di parroci, pur non mancando mai nei momenti importanti e decisivi, quale portatrice di segni di speranza, di costruttiva collaborazione e di compartecipe impegno.

In “Santa Caterina” sono attive tre unità miste: un branco, un reparto e una comunità Rover-Scolte, con un numero di censiti soddisfacente ed adeguato allo svolgimento delle attività. Sono presenti, in totale, circa 100 ragazzi.

In “Santa Lucia” sono operanti due unità miste: un branco ed un reparto. Il numero dei ragazzi in queste unità è minore (circa 40), sia perché la parrocchia è ubicata nel centro storico, scarsamente popolato sia perché nelle parrocchie limitrofe funzionano da tempo altri tre gruppi scout.

La comunità capi ha indicato alcune linee portanti che qualifichino la dinamica di crescita, personale e numerica, del gruppo: accettare le iscrizioni di ragazzi portatori di handicap, o con problemi psicosociali (a cui va particolarmente rivolta l'attenzione del capo) solo dopo, però, che la Co-Ca abbia accertato la consistenza numerica degli staff e, assieme ai genitori, valutato le migliori opportunità educative per questi ragazzi; trovare momenti comuni fra le Unità per evitare “salti” educativi ed effettuare più incontri comunitari per dare ai ragazzi il senso del gruppo; suggerire ai Rover/Scolte che chiedono la “partenza” il tipo di servizio a loro più congeniale, indicando non solo il servizio associativo ma anche quello extra-associativo, compresa la protezione civile.

 

Dall'analisi degli ambienti in cui il Gruppo opera, è emerso come l'interesse degli adulti per le attività dei ragazzi - e, di conseguenza, per il metodo scout, che raggiunge la massima intensità nell'età lupetto - decresce rapidamente col passare degli anni. A volte, l'iniziativa di iscrivere il ragazzo viene dai genitori, che impongono lo scautismo alla guisa di un'attività scolastica, o come una istituzione alla quale delegare l'educazione dei figli; altre volte, invece, esigenze familiari impediscono ai ragazzi una completa partecipazione alle attività proposte. In generale, sia la netta sensazione che famiglie e figli tendano ad adeguarsi ai comportamenti suggeriti dai mass-media. Ciò provoca un certo divario fra le nostre proposte e la vita di tutti i giorni, rendendo più difficile il nostro compito educativo. Per ovviare a tali inconvenienti abbiamo ritenuto utile curare una maggiore informazione e sensibilizzazione dei genitori, coinvolgendoli nelle attività dei figli e proponendo loro occasioni di approfondimento e di confronto.

Abbiamo, pertanto, cercato di individuare alcuni obiettivi principali, rispondenti, a nostro avviso, alla realizzazione dell’impegno educativo che abbiamo assunto nella realtà sociale e locale di oggi. Queste sono le proposte che daranno corpo a tutti i programmi delle unità:

 

Messaa) educazione alla fede

Il capo educatore deve aver fatto una scelta di fede precisa e natura; non deve, però, considerarsi giunta alla meta: la sua è una crescita nella fede. Questo atteggiamento vuole essere di stimolo ai ragazzi di allora affinché ne traggano motivazione ed incitamenti per la loro scelta.

Poiché la nostra giornata dovrebbe essere sempre vissuta alla luce della fede, è utile cogliere anche le occasioni che, non programmate, possono diventare catechesi vissuta. La scelta libera e gioiosa della fede è una tappa fondamentale nell'educazione e nella crescita di ognuno: l'ascolto della Parola di Dio e altre esperienze scout (come la veglia alle stelle, l’hike, la strada, il fuoco di bivacco a tema, le celebrazioni liturgiche all'aperto) ne sono gli strumenti fondamentali;

 

b) educazione al valore della persona, al senso della pace e della nonviolenza

La comunità è un'importante mezzo educativo chi aiuti singoli componenti a scoprire e maturare la propria vocazione personale, a conoscere e ad agire nella realtà che li circonda. È necessario, quindi, un clima sereno e fraterno dove tutti possano esprimersi ed avere voce nelle decisioni, dove ognuno sappia di poter contare sugli altri in qualsiasi momento, dove vi sia disponibilità al cambiamento e volontà di impegnarsi.

Crediamo sia necessario che ogni ragazzo si abitui ad avere “un modo di vita” che lo caratterizzi lo spinga a “fare del proprio meglio” (motto dei Lupetti), ad essere “pronto” (motto degli Esploratori e delle Guide), a “servire” (motto dei Rovers e delle Scolte). 

 

 c) conoscere e vivere il territorio che ci circonda: educazione ambientale

L'ambiente in cui si vive e si lavora è un importante strumento educativo.

Lo studio del territorio, infatti, se realizzato attraverso la scoperta, l'avventura e la ricerca personale, offre una serie di possibili attività interessanti virgola e risponde al bisogno di conoscenza dei ragazzi in età evolutiva.

Crediamo sia importante stimolare l'attenzione e l'interesse dei ragazzi a scoprire il quartiere, la città come fatto storico, socio-economico e naturalistico, come un insieme di parti virgola di fatti, in realtà, nate in tempi diversi e operanti in ambiti distinti, ma strettamente intrecciati. È importante che i ragazzi siano abituati al coinvolgimento sociale e alla partecipazione, e che sentano la necessità di conoscere questa nostra “casa”, per amarla e lavorare per essa, affinché, come invita Baden Powell, tutti possano “lasciarla un po’ migliore di come l'hanno trovata”.

 

 

La Comunità Capi

 

 Pag 01Estratto dal volume: "Nello zaino ... una città" pubblicato da AGESCI - Zona di Forlì, Febbraio 1989 

 

 

Il gruppo Scout ASCI poi AGESCI Forlì 3 è stato attivo nella Parrocchia di Santa Maria del Fiore dal 1955 al 1974. Oggi un altro gruppo Forlì 3 opera nella Parrocchia di Santa Caterina da Siena

       

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Giglio giallo

 

 

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